DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITA'

23.01.2018


IPOTESI PATOGENE, TRATTAMENTI.

La caratteristica principale del Disturbo Borderline di Personalità (DPB) è la compromissione della capacità di regolare le emozioni. Il DSM-IV parla di un quadro pervasivo di instabilità nelle relazioni interpersonali, dell'immagine di sé e degli affetti, di una marcata impulsività a partire dall'inizio dell'età adulta fino al presente in una varietà di contesti; per porre diagnosi è necessaria la presenza di 5 o più dei seguenti sintomi:

§ Sforzi disperati per tentare di evitare l'abbandono reale o immaginato

§ Presenza di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzate dall'alternanza di idealizzazione e svalutazione dell'altro

§ Immagine di sé persistentemente instabile

§ Impulsività che può arrecare danno a sé (es. uso di sostanze, abbuffate, ecc.)

§ Comportamento suicida ricorrente, comportamenti autolesionistici

§ Instabilità affettiva dovuta a forte reattività dell'umore (disforia, ansia, irritabilità)

§ Sensazione di vuoto

§ Rabbia inappropriata difficile da controllare

§ Ideazione paranoide(in presenza di forte stress)/gravi sintomi dissociativi .

Quali sono i fattori che hanno un ruolo patogeno nell'insorgenza del DPB?

Senza dimenticare un temperamento di base, una delle ipotesi principali è che le prime esperienze infantili contribuiscano enormemente allo sviluppo della conformazione delle relazioni interpersonali adulte. Tra queste esperienze sono prese in considerazione la possibilità di abusi , relazioni incestuose, famiglie caotiche caratterizzate dalla presenza di tragedie, presenza di un familiare alcolista o dipendente da sostanze da tranquillizzare. Il caos familiare può essere visibile solo all'interno del nucleo di origine, che invece appare esternamente intatto. Il soggetto che cresce in un simile contesto, paradossalmente, senza questi drammi, senza questa imprevedibilità familiare, si sente vuoto. Un altro elemento che può predisporre al DPB è l'esperienza dell'abbandono, il bambino viene lasciato solo per ore, senza alcuna protezione e sicurezza, può essere punito rinchiuso al buio, abusato sessualmente, elemento quest'ultimo che predispone maggiormente all'insorgenza di comportamenti autolesionistici. Al livello familiare vengono veicolati messaggi che minano lo sviluppo dell'autonomia, diventare indipendente costituisce un tradimento familiare, significa svincolarsi da un ambiente drammatico, prendere le distanze, non essere più amati ne visti. La persona Borderline tende ad autosabotarsi quando una relazione amorosa, un nuovo lavoro, la conquista dell'autonomia, vanno bene, lasciando ad esempio improvvisamente il partner o il lavoro. Diventare autonomo, indipendente, per il borderline, vuol dire sperimentare senso di vuoto e di abbandono, significa non essere più riconosciuto dai familiari. Secondo L. J. Benjamin, il Borderline impara che la sua infelicità, la sua malattia, sono modalità per attirare l'attenzione dei familiari, è convinto che chi si prende cura di lei, ami la sofferenza. La rabbia incontenibile che esprime il borderline è strettamente legata alla paura dell'abbandono, è un modo per esprimere con forza il desiderio che qualcuno se ne prenda cura, di far vedere quanto soffre, che c'è. Anche i tratti paranoici che emergono in situazioni stressanti, derivano dal fatto di aver vissuto in un ambiente estremamente imprevedibile, totalmente privo di costanza, il pericolo è sempre dietro l'angolo; in particolare la dissociazione e la scissione, meccanismo difensivo d'eccellenza per il Borderline, servono proprio per estraniarsi, anestetizzarsi, non esserci, nei momenti traumatici di abuso. Dimenticare quanto accaduto è protettivo, ricordarsi di aver subito maltrattamenti e violenze sessuali, è troppo doloroso da sopportare.

Immagine di Astolfo Lupia

Le persone borderline sono caratterizzate da aspetti dicotomici: tutto-nulla, idealizzazione-svalutazione, euforia-tristezza improvvisa, rabbia-colpa. Sono persone caratterizzate da forte instabilità emotiva, agiscono senza attivare il pensiero, facendosi trascinare dall'impulsività, il tutto può tramutarsi in violente manifestazioni di rabbia, uso di alcol o sostanze, guida spericolata, atti di autolesionismo. In base alle ipotesi patogene non è difficile immaginare che le relazioni con gli altri sono caratterizzate da instabilità, mutamenti continui, avvicinamenti, allontanamenti. Inizialmente il partner è idealizzato, visto come buono, ma è sufficiente che il soggetto borderline si senta criticato per stabilire subito una distanza con annessa svalutazione dell'altro che è percepito come cattivo, un nemico da cui doversi difendere (aspetti paranoici). Tutti questi aspetti, queste dinamiche relazionali, contribuiscono alla costruzione/conferma di una immagine di sé, che trova il seme nella storia familiare, di essere persone sbagliate,fragili, insicure.

Il disturbo borderline è molto invalidante, per questo è importante porre una diagnosi corretta, differenziandolo da altri disturbi come quello bipolare, che presenta variazioni di umore ma in modo ciclico e non legate al contesto, quello dipendente con cui ha in comune la paura dell'abbandono ma manca la presenza dell'instabilità emotiva e la diffusione dell'identità, il disturbo narcisista ha in comune l' espressione della rabbia, ma la persona ha una identità stabile, inoltre il narcisista necessita di essere costantemente ammirato, non teme l'abbandono, non ricorre a condotte autolesive, si sente superiore, non fragile e insicuro come il borderline.

Per quanto riguarda il trattamento del disturbo borderline di personalità, secondo una prospettiva psicoanalitica, l'obiettivo è lavorare sulle relazioni oggettuali interne (Kernberg), evidenziare come queste vengono rimesse in atto nelle relazioni attuali. Lo stesso setting terapeutico permette di analizzare in che modo le relazioni conflittuali interiorizzate nel passato, interferiscano nella vita presente, e in particolare nelle relazioni interpersonali. L'intento è quello di modificare l'organizzazione di personalità e la qualità delle relazioni interiorizzate, quindi la focalizzazione della terapia è sulla risoluzione della diffusione dell'identità per favorire la maturazione di una percezione di sé e dell'altro integrata, non ricorrendo più così a meccanismi di difesa come la scissione.

"Scissione" olio su tela di Gioacchino Gianferrini


Un trattamento altamente specifico per il disturbo Borderline è la Terapia Dialettico Comportamentale (Marsha Linehan), una psicoterapia evidence based, di tipo cognitivo comportamentale, il cui obiettivo è quello di integrare la dualità che caratterizza la personalità borderline, cercando quindi di mettere insieme le polarità opposte (idealizzazione-svalutazione, buono-cattivo, ecc.), molto intensa e caratterizzata dalla presenza di trattamenti individuali, incontri di gruppo in cui favorire lo sviluppo di abilità psico sociali e imparare a gestire lo stress emotivo(skills training), contatto telefonico con il terapeuta, esercizi di mindfulness per favorire la consapevolezza di sé.

Dott.ssa Germana Verganti, Psicologa-Psicoterapeuta

Riferimenti bibliografici:

Benjamin L.S. (1996). Diagnosi interpersonale e trattamento dei disturbi di personalità. Las, Roma (1999).

Kernberg O.F. (1984). Disturbi gravi della personalità. Tr. It Boringhieri, Torino 1987

Lenzenweger M.F., Clarkin J.F. (1997). I disturbi di personalità. Le principali teorie. Raffaello Cortina Editore, Milano (2006).

Linehan M. (2017). Introduzione alla DBT. Il trattamento cognitivo comportamentale del disturbo borderline. Raffaello Cortina Editore

Safer e Telch (2011). Binge eating e Bulimia. Terapia dialettico comportamentale. Raffaello Cortina Editore.