NARCISITI E CODIPENDENTI: I VANTAGGI SECONDARI DELLE RELAZIONI TOSSICHE

21.07.2018

Le relazioni tossiche tra un narcisista patologico e un affettivo dipendente sono caratterizzate da un vantaggio inconscio reciproco. Ho parlato ampiamente della dipendenza affettiva in diversi articoli (potete trovarli qui ) evidenziando che si tratta di un disturbo della relazione che comporta una distorsione della percezione di sé e del partner.

Photo by Ali Morshedlou on Unsplash

Nelle relazioni tossiche ciascun partner cerca di andare incontro al soddisfacimento di un proprio bisogno inconscio, di cui quindi non è consapevole, almeno inizialmente. Questi bisogni sono rimasti inascoltati nell'infanzia dei due soggetti coinvolti nella relazione.

Il dipendente affettivo è una persona molto insicura, che non è stata vista nel contesto familiare per ciò che riguardava i suoi bisogni, anzi era spesso lui ad essere precocemente adultizzato e quindi attraverso l'inversione dei ruoli a prendersi cura di un altro componente della famiglia, come ad esempio un genitore disabile, depresso, alcolizzato. Altra situazione in cui può essere cresciuto è quella di un ambiente familiare maltrattante e abusante, oppure dove la concezione culturale era quella di considerare la donna inferiore e quindi da sottomettere. Tutto questo ha minato la formazione di una chiara identità nel soggetto dipendente, infatti a causa della adultizzazione, o dei maltrattamenti o di stereotipi sociali, il futuro dipendete non ha potuto costruire una sua identità con confini chiari, secondo i processi di separazione e individuazione.

 Cosa comporta questo?

 Una scarsa autostima, sfiducia in sé e nelle relazioni (che erano caratterizzate nella sua famiglia da ambivalenza e imprevedibilità), incapacità a tollerare la separazione dall'altro. Il dipendente affettivo è molto efficace nel riconoscere i bisogni altrui e a prendersene cura, mentre è incapace di soffermarsi sulle proprie necessità. Perché da piccolo ha imparato a fare questo? Per l'istinto di sopravvivenza. Infatti, il bambino accetta i comportamenti genitoriali perché non ha alternative, se non compiace il genitore in qualche modo si sente rifiutato, inesistente, minacciato nella propria esistenza.

Per quanto riguarda il narcisista patologico, questi era visto dalle figure significative come un mezzo per alimentare il proprio ego, quindi i genitori non avevano l'interesse ad andare incontro ai desideri e bisogni del figlio, ma solamente a realizzare i propri. Il figlio era strumentalizzato per ricevere ammirazione e conferma dall'esterno e non era amato per ciò che era realmente. Il futuro narcisista ha così imparato a costruirsi un falso sé, una maschera da indossare per compiacere la madre, pena il rifiuto.

Anche qui il processo è lo stesso, la sopravvivenza in un ambiente ostile, dove non si viene accettati per come si è, in modo autentico, ma siccome la presenza e l'accettazione dei propri genitori sono vitali, si assecondano questi processi disfunzionali in modo inconsapevole, arrivando a scambiare come forme di amore tutti questi rapporti interpersonali.

Sia il dipendente affettivo che il narcisista interiorizzano quindi fin da bambini modelli relazionali tossici e li ricercano anche da adulti, perché c'è a livello inconscio un vantaggio secondario.

Il dipendente affettivo come detto, è una persona molto insicura, con una bassa autostima, e tenta di compensare le sue paure e i suoi vuoti ricercando una figura che appare come forte e sicura, che dia una illusione di protezione, esattamente come è il narcisista, che grazie al suo falso sé, sembra rispondere proprio a queste caratteristiche.

Il narcisista invece ha bisogno di costante ammirazione per nutrire il proprio ego, di sentirsi al centro dell'attenzione e di essere superiore. Quindi quale persona migliore per garantire tutto ciò se non una partner con una bassa autostima, che richiede sicurezza e a tal fine è disposta a sottomettersi, fino al punto di accettare umiliazioni? Con una simile partner a sua volta il narcisista si sente importante. Si crea così l'incastro "perfetto" tra il narcisista e il dipendente affettivo, che si "usano" l'uno con l'altro per raggiungere i propri obbiettivi inconsci, originatisi da traumi infantili. Quindi entrambi, sia il narcisista che l'affettivo dipendente, ricercano nelle relazioni tossiche, un modo per compensare antichi traumi, per colmare delle lacune. Questo però è un meccanismo illusorio, che non funziona, (se non solamente all'inizio della relazione), ma che anzi va ad alimentare ulteriormente le reciproche ferite traumatiche.

Photo by Leighann Renee on Unsplash

In Analisi Transazionale si parla di decisioni di copione, che sono prese in una fase molto precoce della propria esistenza e sono portate avanti ed alimentate attraverso quelli che Berne chiama i giochi psicologici.

I giochi psicologici si giocano tra due o più persone, in modo inconsapevole e ripetitivo, generano confusione e sgomento, sono dei mezzi per carcere di risolvere questioni irrisolte del infanzia, e alla loro conclusione i giocatori sperimentano un vissuto di sofferenza. Nel caso di narcisista e dipendente affettivo i giochi servono per riproporre le dinamiche delle famiglie di origine, con la speranza inconscia di risolvere problematiche del passato, mentre in realtà portano solamente ad alimentare la paura del contatto e l'incapacità di stabilire relazioni intime, basate sulla reciprocità e il rispetto. Alla fine di un gioco psicologico, le persone, attraverso il tornaconto di copione, rinforzano le proprie credenze su sé, l'altro e il mondo in generale. L'unico modo per compensare questi vuoti è avviare un processo di psicoterapia in cui affrontare i propri traumi infantili, comprendere i bisogni che sono rimasti insoddisfatti e inascoltati nell'infanzia, e accettarli dandogli ascolto e soddisfacimento. Se questo non avviene si continuerà a ricadere in continue relazioni tossiche, sempre alla ricerca di un qualcosa che appaghi le mancanze, esattamente come fa un tossicodipendente con la sostanza stupefacente.

Dott.ssa  Germana Verganti, psicologa-psicoterapeuta