LA VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE GENITORIALI

16.06.2018

LA VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE GENITORIALI

La Legge 54/2006 ha sancito il principio della bigenitorialità che ha come obbiettivo quello di garantire al bambino il mantenimento di uno stabile rapporto con i genitori, ovvero di offrirgli cura, protezione ed istruzione, anche in caso di separazione e divorzio, da parte di entrambi i genitori. Spesso in caso di conflitto tra i genitori, questi cercano di ottenere l'affido esclusivo del figlio, avviando un lungo contenzioso nel quale è necessario l'intervento dell'Autorità Giudiziaria che deve stabilire le competenze di ciascun genitore. In questi casi è importante accertarsi che non ci siano casi di PAS (Sindrome da Alienazione Parentale), che è un comportamento intenzionale di un (o entrambi)   genitore che attraverso la manipolazione del figlio mira a screditare il valore dell'altro genitore con il rischio concreto di danneggiare lo sviluppo affettivo e relazionale del bambino. Quando un bambino si trova invischiato nelle dinamiche della PAS non introietta più l'immagine di un genitore buono e protettivo, che dovrebbe avere come fine ultimo l'interesse e la tutela del proprio figlio. In questo caso quindi il benessere del bambino viene meno, in quanto si trova coinvolto in processi disfunzionali da cui dovrebbe assolutamente essere protetto. Uno degli obbiettivi della valutazione delle capacità genitoriali è infatti quello di mettere al primo posto sempre l'interesse del minore. Il costrutto di capacità genitoriale non riguarda i singoli genitori ma implica anche l'aspetto relazionale e sociale che devono essere opportunamente adeguati. Per valutare l'idoneità genitoriale alcuni autori ritengono che debbano essere tenuti in considerazione i seguenti fattori:

1. Nurturant caregiving, che riguarda l'accoglimento e la comprensione delle esigenze primarie del bambino.

2. Material cargiving, che invece riguarda le modalità con cui i genitori preparano e organizzano il mondo fisico del bambino.

3. Social caregiving, cioè i comportamenti che i genitori attuano per coinvolgere i il bambino a livello interpersonale.

4. Didactic caregiving, ovvero le strategie che i genitori usano per aiutare il figlio a comprendere il proprio ambiente.

La valutazione delle competenze genitoriali implica una attenta attività diagnostica che coinvolge sia i genitori che il bambino e la relazione tra loro. La L. 54/2006 ha introdotto l'ascolto del minore in ambito civile, questo diritto è stato poi ulteriormente regolamentato con il D.Lgs. 154/2013 secondo cui possono essere ascoltati anche i bambini di età inferiore ai 12 anni (prima l'età era di 14 anni), se sono in grado di elaborare in maniera autonoma i concetti, di avere idee proprie , di saper prendere decisioni e comprendere il significato degli avvenimenti. Ci sono determinate situazioni in cui è importante valutare le capacità genitoriali:


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1. Trascuratezza, maltrattamento fisico e/o psicologico

2. Abuso sessuale

3. Patologia psichiatrica, devianza, tossicodipendenza, alcolismo di uno o entrambi i genitori

4. Rapporto tra psicopatologia e violenza subita durante l'infanzia

5. Elementi che influenzano gli esiti evolutivi a causa della violenza familiare assistita, dove per violenza assistita si intende che un minore partecipa in forma diretta (osservando) o indiretta (perché i fatti sono riferiti) a maltrattamenti su altri membri della famiglia, siano essi adulti o bambini. Se queste forme di violenza sono reiterate, il benessere e lo sviluppo psicofisico del bambino sono compromessi. Per la normativa è utile fare riferimento alla Convenzione di Lanzarote, alla Convenzione di New York e a quella di Istanbul.


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L'Autorità giudiziaria in tali casi  può avvalersi del parere di un esperto e nominare un Consulente Tecnico d'Ufficio (CTU) di sua fiducia o scegliendolo dagli appositi albi, i clienti, anche tramite avvocato, nominano i Consulenti Tecnici di Parte (CCTTPP). Sia il CTU che il CTP devono sempre tenere a mente che il loro agito è esclusivamente nell'interesse del bambino, quindi anche se il CTP fa l'interesse del suo cliente, questo è sempre secondario rispetto al diritto del minore di crescere secondo il principio della bigenitorialità.  Calamandrei definisce metaforicamente il CTU come l'occhiale del Giudice,il quale può non avere in alcuni casi le competenze necessarie per valutare i fatti e quindi necessita di un esperto che gli fornisca la regola su cui giudicare i fatti accertati.  Quando si ascolta il minore è importante farlo in uno spazio neutro, dotato di specchio unidirezionale, senza influenzarlo ma ponendogli domande aperte, attraverso cui raccogliere informazioni circa le dinamiche familiari. Oltre al colloquio, quando si fa una valutazione delle capacità genitoriali, è utile somministrare una batteria di test (MMPI-2, Test di Rorschach, PBI -Parental Bonding Instrument per misurare il livello di controllo anaffettivo dei genitori, Favole della Duss, Wartegg, test grafici, ecc.), utilizzare l'osservazione naturalistica, il Trilogue Play Clinic LTPC, che è uno strumento approntato dal gruppo di Losanna (adattato da Malagoli Togliatti e Mazzoni) e che consiste in una osservazione strutturata delle interazioni nella triade.


          
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E' utile valutare lo stile di attaccamento e ascoltare anche terze persone come il pediatra, gli insegnanti, ecc.


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Camerini ha proposto per valutare le competenze dei genitori, la considerazione di 4 caratteristiche:

1. l'accesso all'altro genitore, individuando gli elementi di cooperazione e disponibilità, o viceversa, la difficoltà sostanziale rispetto al diritto/dovere dell'altro genitore a partecipare alla crescita e all'educazione dei figli

2. la competenza genitoriale dei due coniugi nei termini della qualità della relazione di attaccamento in base al concetto di "genitore psicologico"

3. l'attenzione ai bisogni reali dei figli

4. la capacità da parte di ciascuno dei due genitori di mentalizzazione, ovvero di  saper attivare riflessioni ed elaborazioni di significati circa gli stati mentali della prole  e le loro esigenze evolutive in base alla cosiddetta "funzione riflessiva".

Ribadisco che l'obbiettivo finale di una CTU insieme alle CTP è l'interesse del minore, pertanto dopo aver valutato le capacità genitoriali, la qualità della relazione genitori e figli, bisogna considerare se le competenze genitoriali sono recuperabili, conservate o irreversibilmente compromesse e quindi suggerire degli interventi specifici per tutelare al meglio il benessere della prole.

Dott.ssa Germana Verganti, psicologa-psicoterapeuta