DISTURBO DA STRESS POST-TRAUMATICO, COS'E' , CONSEGUENZE.

20.07.2018

IL CERVELLO EMOTIVO

"Un'esperienza emozionale potrebbe essere così forte da lasciare una cicatrice nel tessuto cerebrale".

(W. James)

Il trauma è un evento dirompente non integrabile nel sistema psichico a causa della sua portata. Ci sono traumi minori e altri che  sono chiamati  con la T maiuscola e sono ad esempio quelli riguardanti la morte, un abuso sessuale, l'essere esposti a un terremoto, ecc., e che quindi minacciano l'integrità fisica di sè o dei propri cari.

Chris Barbalis on Unsplash

Il Disturbo da stress post-traumatico secondo il DSM V richiede che siano soddisfatti i seguenti criteri:

A. Esposizione a morte reale o minaccia di morte, grave lesione, oppure violenza sessuale in uno o più dei seguenti modi:

1. Fare esperienza diretta dell'evento traumatico

2. Assistere direttamente a un evento traumatico accaduto ad altri

3. Venire a conoscenza di un evento traumatico accaduto a un membro della famiglia oppure un amico stretto. In caso di morte reale o minaccia di morte di un membro della famiglia o di un amico, l'evento deve essere stato violento o accidentale.

B. Fare esperienza di una ripetuta o estrema esposizione a dettagli crudi dell'evento traumatico. Presenza di uno o più dei seguenti sintomi intrusivi associati all'evento traumatico che hanno inizio successivamente all'evento:

1. Ricorrenti, involontari e intrusivi ricordi spiacevoli dell'evento (nei bambini giochi ripetitivi in cui esprimono l'evento)

2. Ricorrenti sogni spiacevoli il cui contenuto e/o le emozioni siano collegati all'evento (nei bambini anche sogni spaventosi senza contenuto riconoscibile)

3. Reazioni dissociative in cui il soggetto sente o agisce come se l'evento si stesse ripresentando. (Nei bambini può verificarsi attraverso il gioco)

4. Intensa o prolungata sofferenza psicologica all'esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simboleggiano o assomigliano a qualche aspetto dell'evento.

5. Marcate reazioni fisiologiche a fattori scatenanti interni o esterni che simboleggiano o assomigliano a qualche aspetto dell'evento traumatico

C. Evitamento persistente degli stimoli associativi all'evento traumatico, iniziato dopo l'evento traumatico, come evidenziato da uno o entrambi dei seguenti criteri:

1. Evitamento o tentativi di evitare ricordi spiacevoli, pensieri o sentimenti relativi o strettamente associati all'evento.

2. Evitamento o tentativi di evitare fattori esterni che suscitano ricordi spiacevoli, pensieri, sentimenti, associati all'evento traumatico

D. Alterazioni negative di pensieri emozioni iniziate o peggiorate dopo l'evento, secondo 2 o più dei seguenti criteri:

1. Incapacità di ricordare qualche aspetto importante

2. Persistenti convinzioni negative circa se stessi, altri o il mondo

3. Persistenti distorti pensieri relativi alla causa o alle conseguenze dell'evento per cui si attribuisce la colpa a sé o altri

4. Persistente stato emotivo negativo 

5. Marcata riduzione a partecipare ad attività significative

6. Sentimenti di distacco o estraneità verso gli altri

7. Persistente incapacità di provare emozioni positive

E. Marcate alterazioni dell'arousal e della reattività, evidenziate da 2 o più dei seguenti criteri:

1. Comportamento irritabile, esplosioni di rabbia

2. Comportamento spericolato, autodistruttivo

3. Ipervigilanza

4. Esagerate risposte di allarme

5. Problemi di concentrazione

6. Difficoltà relative al sonno.

Uno o più eventi traumatici modificano il cervello apportando mutamenti in particolare nell'ippocampo che è la zona del cervello deputata a discriminare tra ricordi recenti e passati, nella corteccia prefrontale che serve per regolare le emozioni negative conseguenti a determinate situazioni e a valutare l'entità di un pericolo, inoltre è modificata l'attività dell'amigdala che secondo LeDoux, professore di neurobiologia, ha un ruolo fondamentale per quanto concerne l'emozione della paura. Per LeDoux le emozioni e le cognizioni sono due funzioni mentali distinte che però interagiscono tra loro, e a loro volta sono mediate da strutture cerebrali, sostiene anche che le emozioni regolano i comportamenti futuri, per cui di fronte a uno stimolo si attiva una specifica emozione, e che se non ci sono particolari problematiche questa è congrua alla gestione dell'evento. Ad es. se siamo in un bosco, stiamo tranquillamente passeggiando, e a un certo punto vediamo un serpente potenzialmente pericoloso, è naturale che lo stimolo serpente scateni l'emozione paura che costituisce una difesa, tale emozione ci consente di fuggire dal pericolo, LeDoux infatti afferma che la "paura, per esempio, si produce quando diventiamo coscienti che un sistema cerebrale emotivo, quello di difesa, diventa attivo. Abbiamo bisogno di un sistema di difesa...". Nei casi però di esperienze altamente traumatiche questo meccanismo si inceppa, per cui ad esempio basta vedere un pezzo di corda per terra e scambiarlo per un serpente, attivando così una reazione di paura sproporzionata rispetto allo stimolo. Per LeDoux l'individuo tende a confondere l'emozione col sentimento, dove per emozione si intende una funzione biologica del cervello che ci consente di sopravvivere in un contesto minaccioso, mentre i sentimenti sono un prodotto della coscienza, cioè delle etichette che diamo alle emozioni inconsce.

L'esempio riportato della corda è legato al discorso dei sentimenti. Le emozioni sono legate a un determinato circuito che collega l'orecchio al talamo e successivamente all'amigdala, la cosiddetta strada bassa, posta al centro del sistema limbico. Come detto l'amigdala ha il compito di reagire a un dato stimolo e fornire una determinata risposta fisiologica. Nel caso dei sentimenti il circuito viene alterato, si parla in questo caso di strada alta, in quanto il sentimento è cosciente, e lo stimolo viene quindi analizzato.

 Ad esempio, il sentimento della paura riguarda un altro tipo di circuito, più lento (via alta), che collega l'orecchio alla amigdala a poi alla corteccia cerebrale che una volta analizzata dettagliatamente la situazione rimanda l'impulso alla amigdala. Se è un falso allarme il soggetto cerca di arrestare lo stato di paura e proseguire nelle sue azioni, ma nel caso di ripetuti eventi traumatici, o anche di uno solo, che risponda ai criteri del DSM, questo processo di elaborazione può essere danneggiato, e allora l'individuo non riconosce più che la corda è tale, ma la reazione è come quella che avrebbe se si trovasse di fronte a un serpente vero. Questo meccanismo inceppato è ad esempio alla base anche delle fobie, dove la persona amplifica esageratamente uno stimolo e l'emozione che ne consegue, attuando poi tutta una serie di strategie di evitamento, come ad esempio nel caso della paura degli spazi aperti, agorafobia, per cui la persona cercherà di ridurre o evitare totalmente le possibilità di trovarsi in luoghi aperti.

Nel caso del disturbo da stress post traumatico si è osservato che l'ipervigilanza può dipendere dal una alterazione delle zone del cervello inerenti il funzionamento della memoria e quindi la difficoltà a distinguere tra ciò che è attuale ed esperienze passate, perché lo stato emotivo prevale, grazie a una maggiore attività dell'amigdala, pertanto il soggetto vive costantemente in uno stato di allarme che si può manifestare in diversi modi, ad es. attraverso ripetuti incubi circa l'evento traumatico, o l'evitamento di luoghi, persone, oppure con reazioni emotive inadeguate, come ansia, rabbia, paura. Questo vale anche per quella zona del cervello che è l'ippocampo, per cui se i circuiti sono deteriorati, saranno alterate anche le reazioni agli stimoli stressogeni.

Trattamento

Come è possibile intervenire? Utili sono tecniche come  EMDR o la desensibilizzazione sistematica, ma un aiuto importante viene anche dall'Analisi Transazionale.


 Modello tripartito degli Stati dell'Io

Secondo Mazzetti, fondamentale è lavorare sulla resilienza, cioè la capacità di fare fronte in maniera positiva agli eventi traumatici." L'impatto con un evento traumatico del tutto fuori dalle possibilità di gestione dell'individuo, induce in quest'ultimo una sensazione di profonda insicurezza che si traduce in un'ingiunzione "non fidarti""(Mazzetti). E' possibile rappresentare graficamente le conseguenze del DPTS in termini analitico transazionali, come contaminazioni del Bambino sull'Adulto, inadeguato a  spiegare le proprie emozioni e del Genitore con controingiunzioni come ad es. "Sii forte".


Stato dell'Io Adulto contaminato dal Genitore e dal Bambino, e ingiunzioni e spinte frequenti nei soggetti traumatizzati. (Mazzetti)

 Per guarire dal trauma è importante favorire la narrazione dell'evento, dandogli senso, utilizzando come porta di accesso quella cognitiva, piuttosto che quella emotiva, infatti le emozioni vanno certamente validate e accolte ma è preferibile evitare che vengano rivissute, in quanto rivivere l'evento traumatico può esacerbare forme difensive che ostacolano la guarigione dal trauma.

Dott.ssa Germana Verganti, psicologa-psicoterapeuta 

Per appuntamenti 3313717705


Riferimenti Bibliografici:

DSM V Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali

J. LeDoux (2000). Il cervello emotivo. Alle origini delle emozioni. Edizioni Baldini & Castoldi.

M.Mazzetti,Trauma e migrazione. Un approccio analitico transazionale a rifugiati e vittime di tortura in QUADERNI DI PSICOLOGIA, ANALISI TRANSAZIONALE e SCIENZE UMANE, n 49, 2008.






©Dottoressa Germana Verganti Psicologa Psicoterapeuta. Ordine Psicologi Lazio n.18910. Ricevo in zona Montesacro-Talenti, 00137 Roma
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