CAMBIAMENTO PERSONALE: promuoverlo attraverso la Terapia Ricostruttiva Interpersonale

13.05.2018
"Quando il bruco crede che sia arrivata la fine del mondo, diventa farfalla."
Proverbio



Immagine di Acchiappanuvole74

La Terapia Ricostruttiva Interpersonale (IRT) di Lorna Smith Benjamin, si basa sui lavori di Darwin, Harlow e Bolwby riguardo la teoria dell'attaccamento, evidenziando come lo stile di attaccamento con le figure di riferimento primarie sia di fondamentale importanza nella strutturazione del comportamento intrapsichico e interpersonale. Gli stili di attaccamento sono quattro:

  • Sicuro: il genitore fornisce sicurezza e protezione e permette al bambino di esplorare l'ambiente circostante con la consapevolezza che ritroverà sempre la sua base sicura. In questo modo l'individuo svilupperà un Io forte e una fiducia di base (Erikson). In tal modo si getteranno le basi per costruire future relazioni interpersonali, stabili e durature in quanto basate sulla fiducia e il rispetto reciproco.
  • Insicuro: la figura di attaccamento non è affidabile, ha un atteggiamento rifiutante nei confronti del bambino. La persona maturerà la convinzione che il mondo è un luogo insicuro, sentimenti di sfiducia nel prossimo, e comportamenti evitanti come forma di protezione da eventuali rifiuti. Le relazioni interpersonali saranno caratterizzate da mancanza di affetto e coinvolgimento, si tollererà a fatica la richiesta dell'altro, rifiutandolo a sua volta.
  • Ambivalente: la figura genitoriale è presente in maniera discontinua, questo non garantirà una esplorazione del mondo circostante in termini di sicurezza, il bambino cioè avrà timore ad allontanarsi dalla madre per paura di non ritrovarne la presenza, svilupperà sentimenti di colpa, ansia e insicurezza. Nelle relazioni potrà manifestare possessività, idealizzazione del partner e svalutazione di sé, ritenendosi inadeguato.
  • Disorganizzato: le figure genitoriali possono essere spaventate/spaventanti, suscitando nel bambino risposte contraddittorie come il desiderio di avvicinarsi al genitore o di fuggire da esso. I figli di genitori con tali caratteristiche possono apparire come congelati, disorientati, conflittuali, apprensivi (Main, Solomon). Nelle relazioni amorose l'individuo manifesterà passività, e si attribuirà qualsiasi colpa e responsabilità per come si sviluppa il legame con il partner.

Cassidy e Shaver hanno dimostrato come gli stili di attaccamento siano fortemente implicati in molti disturbi di personalità.

La IRT è un tipo di trattamento utile a promuovere il cambiamento in coloro che mostrano forte resistenza, tentando di modificare la volontà del soggetto, che si concentra sull'importanza dell'apprendimento (stile di attaccamento), sulla situazione attuale, e sulle conseguenze di una scelta (Benjamin). Perché la IRT risulta essere efficace? La risposta è nel fatto che tale trattamento affronta il nucleo sottostante gli schemi problematici, ovvero la necessità della persona di mantenere la prossimità psichica con le figure di attaccamento, riproponendo tali schemi anche nelle situazioni attuali, esprimendo così un patto di fedeltà e di amore nei confronti di chi li ha cresciuti.

La IRT è basata sulle seguenti componenti di base:

1. Atteggiamento di base caratterizzato da accurata empatia da parte del terapeuta.

2. Sostenere l'Alleato alla Crescita più dell'Alleato regressivo: bisogna pensare alla persona come se ci fossero due aspetti, quello che chiede aiuto in terapia e vuole cambiare, e quello che invece vuole mantenere i comportamenti disfunzionali al fine di mantenere la prossimità psichica con le figure di attaccamento (il dono di amore: se il paziente resterà fedele alle figure genitoriali otterrà l'amore che tanto desidera).

3. Formulazione del caso: collegare ogni problema del soggetto alle relazioni interiorizzate con le figure di attaccamento (MOI modelli operativi interni/IPIR interiorizzazione delle figure di attaccamento), permette di evidenziare come i comportamenti disfunzionali dell'adulto siano connessi alle regole dettate dalle figure di attaccamento (IPIR).

Qual è l'obiettivo del trattamento?

Individuare e affrontare le aspettative irrisolte legate alle figure di attaccamento, aiutando il paziente ad elaborarle ed abbandonarle, liberando il paziente dalla necessità di realizzare il dono d'amore. "La terapia inizia imparando a riconoscere i propri modi di fare, da dove provengono, e a che cosa servono" (Benjamin, p. 40), compreso questo il paziente decide se vuole cambiarli e imparare modi di fare alternativi e funzionali. Il trattamento, solitamente a lungo termine, prevede 5 fasi che non sempre seguono questo ordine sequenziale:

1. Collaborazione tra terapeuta e paziente, basata su una accurata empatia.

2. Apprendere a riconoscere nuovi modi di fare, da dove provengono e a cosa servono: aiutare il paziente a comprendere l'origine degli schemi disfunzionali e la motivazione per cui sono attualmente mantenuti, e la loro funzione adattiva in passato.

3. Bloccare i modi di fare disfunzionali

4. Promuovere la volontà di cambiare: riconoscendo i propri schemi comportamentali e come siano collegati con le relazioni alla figure di attaccamento precoci. La persona deve decidere di abbandonare desideri e paure legati al passato per favorire comportamenti adattivi. Questa è una fase molto dolorosa perché implica il processo di differenziazione dalle figure di attaccamento.

5. Imparare nuovi modi di fare, adattivi e appropriati. Conoscere come si funziona e la relazione con il terapeuta offrono l'opportunità di attuare nuovi modelli relazionali

Dott.ssa Germana Verganti, Psicologa-Psicoterapeuta

Riferimenti bibliografici:

Bowlby J. (1977). The making and breaking of affectional bonds, British Journal of Psichiatry.

Bowlby J. (1999), Attaccamento e perdita vol 1. L'attaccamento alla madre. Bollati Boringhieri. Torino

Benjamin L.S. (1996). Diagnosi interpersonale e trattamento dei disturbi di personalità. Las, Roma (1999).

Benjamin L. S. (2003). Terapia Ricostruttiva Interpersonale. Las, Roma, (2004).

Lenzenweger M.F., Clarkin J.F. (1997). I disturbi di personalità. Le principali teorie. Raffaello Cortina Editore, Milano (2006).